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L'ULTIMA POESIA DI VINCENT - 2012Il mio lunghissimo corpogiace in un campo circondato da siepi di ortensie sembra il corpo di un bambino addormentato in posizione fetale avvolto dalla tuta in pelle nero sacco amniotico a qualche metro dal mio cavallo d’acciaio dal quale si è spezzato il cordone ombelicale. E Le Ortensie in coro mi cantano una dolce ninna nanna il canto dell’addio da questo mondo di ansie e di gioie di felicità e tragedie di serenità e tormenti di dolci vittorie e sconfitte di tregue e pareggi di pace e di guerre di sole e di ombra di notti e di giorni di autunni e inverni in attesa della primavera della calda estate che inizia a fuggire fin dal suo primo giorno come la vita che fin dal suo primo momento inizia a finire. Il mio corpo giace in un campo avvolto da ortensie finalmente in pace con tutti in pace col mondo. Le prime ali della notte coprono teneramente il mio corpo infreddolito ma la fine non è altro se non un nuovo Inizio. Io non mi pento di nulla. Ho vissuto e ho tanto amato. Ma più d’ogni altra cosa o persona al mondo ho amato Karla! Ho amato Karla perdutamente per anni fino allo spezzarsi precoce della mia breve ma intensa vita. Vedo il mio corpo nerte come un oggetto. Ero in lui ero dentro al mio corpo quando alla curva volai oltre la siepe in un lentissimo scendere quasi infinito mentre le ortensie divenivano canti quando i prati erano emozioni quando tutto si spense. E poi si riaccese davanti all’apertura di un ceruleo tunnel. Tutta la mia vita scorre nella mia mente staccata dal corpo scorre alla velocità della luce nel vortice delle Ortensie ancelle del mio infinito. Tutta la vita scorre ma soprattutto tu tu sì tu Piccola Venere. Ricordo in particolare una chiara sera di giugno e mentre mi stavo lasciando alle spalle la foresta di cemento di acciaio e di cristallo la mia mente era inondata da un solo volto da una sola immagine da un solo nome Karla. Rivedevo quella Prima Volta nella villa la penombra del pergolato la baraonda della festa attorno come silente il silenzio circondava lei e me ero davanti al banco del bar fissando il vuoto e Karla mi era accanto a due metri una bianca sottile ombra capelli biondi lunghissimi fino a lambire la linea dell’equatore dei suoi glutei perfetti. Occhi verdi nella notte ma celesti poi al sole e grigi quelle poche volte che era grigia dentro come un cielo grigio. Vestito bianco cortissimo sopra più corto ancora sotto viso angelico Piccola Venere la Prima della villa e subito mi aveva sconvolto il cuore. Rivedevo le volte successive incontri fugaci presenze e assenze in cima alla piccola torre sul lago Karla e io seduti nudi sul letto da cui si vedeva a perdita d’occhio la lastra metallica del lago d’inverno i suoi lunghissimi capelli biondi più lunghi di lei seduta sparpagliati nel letto i suoi seni virginei quasi virginei i suoi piccoli rotondi seni adolescenziali. E il suo fiore appena sbocciato quasi appena sbocciato una rosa un’ortensia un fiore di campo e il suo piccolo corpo perfetto assolutamente perfetto i suoi lineamenti sottili anch’essi perfetti il suo sorriso dolcissimo sempre sincero quasi sempre sincero ma sempre assolutamente sempre dolcissimo. la Prima nel mio cuore. la prima veramente nel mio cuore la prima e l'ultima nel profondo cuore di Vincent. Ci siamo persi e ritrovati tante troppe volte. Rivedevo la notte in cima al monte il fantasma del cameriere con la ramazza in mano il fantasma della cassiera con le occhiaie profonde il vento caldo che spazzava la cima del monte che piegava le prime Ortensie e le foglie e le siepi. In quella chiarissima sera di giugno col cuore in gola scivolavo rapido sull’asfalto verso di lei verso la sua ombra bianca sicuramente presente scivolavo rotolavo zigzagavo nella fresca sera di giugno la strada era come un nastro sottile largo scoperto stretto volando con piccoli zig con piccoli zag con piccoli piccolissimi zig con piccoli piccolissimi zag con piccoli piccolissimi impercettibili zig con piccoli piccolissimi impercettibili assolutamente impercettibili zag calando pesantemente piombando a valle accompagnato dal sorriso delle Ortensie che guardavano con occhi di mille colori dai fianchi curiosi del monte essere un airone aquila falco condor volare sterna artica estate inverno nord sud vivere in un lunghissimo quasi infinito volo dal passo alla valle tumultuosa discesa convulsa e dopo un fin troppo percettibile tornante quando appariva la cima del lago là in fondo abbracciato dalle luci e dopo altri impercettibili zig e dopo altri impercettibili zag e dopo un fin troppo percettibile tornante quando si spalancava quasi verticale la piattaforma delle luci della città là in fondo la città stampata contro i monti e avanzavo rapido sempre più rapido sull’asfalto verso di Lei verso la villa illuminata a festa all’uscita del tunnel dopo la curva svincoli innesti rotonde la notte parcheggio sopra i sassi della villa le stelle il profumo della notte la festa la villa avvolgente sapore d’infanzia voglia di adolescenza la ripetuta baraonda varcata una soglia si arriva al rifugio delle ragazze la penombra interna i sorrisi gli sguardi il calore del Gineceo ancora profumo ma di bagno-schiuma di capelli di pelle al banco del bar non c’è nessuna al lato del bar non c’è nessuna ombra bianca ma dopo un attimo di incertezza vederla spuntare dal nulla ancora una volta magica visione per riviverla ancora dopo aver temuto d’averla persa per sempre. E invece lei torna rientra nella mia vita apparendo all’improvviso saltellando come una bambina Lei Karla ed è di nuovo tutto come la prima volta coi suoi 19 anni coi suoi seni virginei quasi virginei et hic et nunc d’incanto è come la Prima notte! Piccola Venere sempre più bella finalmente LEI! oh sì LEI Karla lei Piccola Venere dai minuscoli seni che le scavalcavano il decolté dai fianchi rotondi che il vestitino bianco un molle elastico tubino copriva a malapena scopriva senza ansia lei Karla Ortensia in attesa Ortensia dinamica morbida avvolgente Ortensia tumultuosa esplosione convulsa rosa, Ortensia, fiore di campo lei Karla la più profumata delle Ortensie la più carnosa delle Ortensie la più avvolgente delle Ortensie. « Cosa prendi? », le chiesi. « Vodka », rispose. « Vodka?!? » « Sì, Vodka. Anche tu? » « Io??? No, no! Un'acqua tonica! » La Piccola Venere. E il barista che prepara il cocktail lentamente (troppo lentamente) e le porge il bicchiere lentamente (troppo lentamente!) e il suo lento (fin troppo lento!) posato studiato sorseggio di Vodka! E poi la scala! la lunga interminabile scala ricoprta di velluto rosso che porta al mio nido segreto preambolo al Paradiso lei davanti ondeggiante io di dietro arrancante emozionato intimidito già un pochettino... arrapato dolcissima bellissima tenerissima serica freschissima bollente Piccola Venere! E finalmente pace. Quante volte ti ho cercato trovando solo il vuoto quante volte in attesa davanti al bar fermo davanti al banco del bar attendevo che apparisse la tua ombra bianca la tua ombra bionda la tua piccola ombra ma tu Piccola Venere non c’eri non c’eri più sparita nel nulla. Per ritrovarti mesi più tardi sempre più Venere sempre più Piccola Venere lo sguardo a volte triste a volte allegro una volta saltellante quasi una ruota da ginnasta navigata Piccola Venere ginnasta navigata! Quanto abbiamo navigato tu sotto piccola barca che solca le onde io sopra marinaio instancabile e assetato io sotto preda felice preda avvinghiata preda catturata tu sopra rondine leggera cerbiatto o capriolo che salta e riprende che ogni volta dopo aver cavalcato le pianure della Pampa dopo aver traversato a folle ritmo l’intera Patagonia spengi smorzandola con un lunghissimo terremoto la più infuocata delle candele. Piccola Venere sfuggente trovata e riperduta perduta e ritrovata la tua ombra bianca che diventava trasparente ogni volta che ti perdevo che diventavi vento impercettibile vento impercettibile assolutamente impercettibile lievissima folata di vento quando tra le mie mani restava il NULLA. Tu sì tu tu la Prima della villa TU la Prima a spezzarmi il cuore l'ultima a spezzarmi il cuore l'UNICA ad avermi spezzato il cuore la prima e l'ultima Piccola Venere. Tu femmina tu donna da te veniamo a te torniamo TU DONNA |
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