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Parole al vento

Gianni Nigro
Lago

L'ULTIMA POESIA DI VINCENT - 2012

Il mio lunghissimo corpo
giace in un campo
circondato da siepi di ortensie
sembra il corpo di un bambino addormentato
in posizione fetale
avvolto dalla tuta in pelle
nero sacco amniotico
a qualche metro dal mio cavallo d’acciaio
dal quale si è spezzato il cordone ombelicale.
E Le Ortensie
in coro
mi cantano una dolce ninna nanna
il canto dell’addio
da questo mondo
di ansie e di gioie
di felicità e tragedie
di serenità e tormenti
di dolci vittorie e sconfitte di tregue e pareggi
di pace e di guerre
di sole e di ombra
di notti e di giorni
di autunni e inverni
in attesa
della primavera
della calda estate
che inizia a fuggire
fin dal suo primo giorno
come la vita
che fin dal suo primo momento
inizia a finire.
Il mio corpo
giace
in un campo avvolto da ortensie
finalmente in pace con tutti
in pace col mondo.
Le prime ali della notte
coprono teneramente
il mio corpo infreddolito
ma la fine
non è altro se non
un nuovo Inizio.
Io non mi pento di nulla.
Ho vissuto
e ho tanto amato.
Ma più d’ogni altra cosa o persona al mondo
ho amato
Karla!
Ho amato Karla
perdutamente
per anni
fino allo spezzarsi
precoce
della mia breve ma
intensa
vita.
Vedo il mio corpo
nerte
come un oggetto.
Ero in lui
ero dentro al mio corpo
quando alla curva volai
oltre la siepe
in un lentissimo scendere
quasi infinito
mentre le ortensie
divenivano canti
quando i prati
erano emozioni
quando tutto si spense.
E poi si riaccese
davanti all’apertura
di un ceruleo tunnel.
Tutta la mia vita
scorre nella mia mente
staccata dal corpo
scorre alla velocità
della luce
nel vortice delle Ortensie
ancelle
del mio infinito.
Tutta la vita scorre
ma soprattutto tu
tu
sì tu
Piccola Venere.
Ricordo in particolare
una chiara sera di giugno
e mentre mi stavo lasciando alle spalle
la foresta di cemento di acciaio e di cristallo
la mia mente
era inondata da un solo volto
da una sola immagine
da un solo nome
Karla.
Rivedevo quella Prima Volta
nella villa
la penombra del pergolato
la baraonda della festa attorno
come silente il silenzio
circondava lei e me
ero davanti al banco del bar
fissando il vuoto
e Karla
mi era accanto a due metri
una bianca sottile ombra
capelli biondi
lunghissimi
fino a lambire
la linea dell’equatore
dei suoi glutei perfetti.
Occhi verdi
nella notte
ma celesti poi al sole
e grigi
quelle poche volte che era grigia dentro
come un cielo grigio.
Vestito bianco
cortissimo sopra
più corto ancora sotto
viso angelico
Piccola Venere
la Prima della villa
e subito mi aveva sconvolto il cuore.
Rivedevo le volte successive
incontri fugaci
presenze e assenze
in cima alla piccola torre sul lago
Karla e io
seduti nudi sul letto
da cui si vedeva
a perdita d’occhio
la lastra metallica
del lago d’inverno
i suoi lunghissimi capelli biondi
più lunghi di lei seduta
sparpagliati nel letto
i suoi seni virginei
quasi virginei
i suoi piccoli rotondi seni
adolescenziali.
E il suo fiore
appena sbocciato
quasi appena sbocciato
una rosa
un’ortensia
un fiore di campo
e il suo piccolo corpo
perfetto
assolutamente
perfetto
i suoi lineamenti sottili
anch’essi perfetti
il suo sorriso
dolcissimo
sempre sincero
quasi sempre sincero
ma sempre
assolutamente sempre
dolcissimo.
la Prima nel mio cuore.
la prima veramente nel mio cuore
la prima e l'ultima
nel profondo cuore di Vincent.
Ci siamo persi e ritrovati
tante troppe volte.
Rivedevo la notte in cima al monte
il fantasma del cameriere con la ramazza in mano
il fantasma della cassiera con le occhiaie profonde
il vento caldo
che spazzava la cima del monte
che piegava le prime Ortensie e le foglie e le siepi.
In quella chiarissima sera di giugno
col cuore in gola
scivolavo rapido sull’asfalto verso di lei
verso la sua ombra bianca
sicuramente presente
scivolavo
rotolavo
zigzagavo
nella fresca sera di giugno
la strada
era come un nastro
sottile
largo
scoperto
stretto
volando
con piccoli
zig
con piccoli
zag
con piccoli piccolissimi
zig
con piccoli piccolissimi
zag
con piccoli piccolissimi impercettibili
zig
con piccoli piccolissimi impercettibili
assolutamente impercettibili
zag
calando pesantemente
piombando a valle
accompagnato dal sorriso delle Ortensie
che guardavano con occhi di mille colori
dai fianchi curiosi del monte
essere un airone
aquila falco condor
volare
sterna artica
estate inverno
nord sud
vivere
in un lunghissimo quasi infinito
volo
dal passo alla valle
tumultuosa discesa convulsa
e dopo un fin troppo percettibile tornante
quando appariva la cima del lago
là in fondo
abbracciato dalle luci
e dopo altri impercettibili zig
e dopo altri impercettibili zag
e dopo un fin troppo percettibile tornante
quando si spalancava quasi
verticale
la piattaforma delle luci della città
là in fondo
la città
stampata contro i monti
e avanzavo
rapido
sempre più rapido
sull’asfalto
verso di Lei
verso la villa illuminata a festa
all’uscita del tunnel
dopo la curva
svincoli innesti rotonde
la notte
parcheggio sopra i sassi della villa
le stelle
il profumo della notte
la festa
la villa avvolgente
sapore d’infanzia
voglia di adolescenza
la ripetuta baraonda
varcata una soglia si arriva
al rifugio delle ragazze
la penombra interna
i sorrisi gli sguardi il calore
del Gineceo
ancora profumo ma di bagno-schiuma
di capelli
di pelle
al banco del bar non c’è nessuna
al lato del bar non c’è nessuna ombra bianca
ma dopo un attimo di incertezza
vederla spuntare dal nulla
ancora una volta
magica visione
per riviverla ancora
dopo aver temuto
d’averla persa per sempre.
E invece lei torna
rientra nella mia vita
apparendo all’improvviso
saltellando
come una bambina
Lei
Karla
ed è di nuovo tutto come la prima volta
coi suoi 19 anni
coi suoi seni virginei
quasi virginei
et hic et nunc
d’incanto
è come la Prima notte!
Piccola Venere
sempre più bella
finalmente LEI!
oh sì LEI
Karla
lei
Piccola Venere
dai minuscoli seni
che le scavalcavano il decolté
dai fianchi rotondi
che il vestitino bianco
un molle elastico tubino
copriva a malapena
scopriva senza ansia
lei
Karla
Ortensia in attesa
Ortensia dinamica morbida avvolgente
Ortensia
tumultuosa esplosione convulsa
rosa, Ortensia, fiore di campo
lei
Karla
la più profumata delle Ortensie
la più carnosa delle Ortensie
la più avvolgente
delle Ortensie.
« Cosa prendi? », le chiesi.
« Vodka », rispose.
« Vodka?!? »
« Sì, Vodka. Anche tu? »
« Io??? No, no! Un'acqua tonica! »
La Piccola Venere.
E il barista che prepara il cocktail
lentamente
(troppo lentamente)
e le porge il bicchiere lentamente
(troppo lentamente!)
e il suo lento
(fin troppo lento!)
posato studiato sorseggio
di Vodka!
E poi la scala!
la lunga interminabile scala
ricoprta di velluto rosso
che porta al mio nido segreto
preambolo al Paradiso
lei davanti
ondeggiante
io di dietro
arrancante
emozionato
intimidito
già un pochettino...
arrapato
dolcissima bellissima tenerissima
serica
freschissima
bollente
Piccola Venere!
E finalmente
pace.
Quante volte ti ho cercato
trovando solo il vuoto
quante volte
in attesa
davanti al bar
fermo davanti al banco del bar
attendevo
che apparisse
la tua ombra bianca
la tua ombra bionda
la tua piccola ombra
ma tu
Piccola Venere
non c’eri
non c’eri più
sparita nel nulla.
Per ritrovarti mesi più tardi
sempre più Venere
sempre più
Piccola Venere
lo sguardo a volte
triste
a volte
allegro
una volta
saltellante
quasi una ruota
da ginnasta navigata
Piccola Venere ginnasta navigata!
Quanto abbiamo navigato
tu sotto
piccola barca che solca le onde
io sopra
marinaio instancabile e assetato
io sotto
preda felice
preda avvinghiata
preda catturata
tu sopra
rondine leggera
cerbiatto o capriolo
che salta e riprende
che ogni volta
dopo aver cavalcato le pianure della Pampa
dopo aver traversato a folle ritmo
l’intera Patagonia
spengi
smorzandola
con un lunghissimo terremoto
la più infuocata
delle candele.
Piccola Venere sfuggente
trovata e riperduta
perduta e ritrovata
la tua ombra bianca
che diventava trasparente
ogni volta che ti perdevo
che diventavi vento
impercettibile
vento
impercettibile assolutamente impercettibile
lievissima
folata di vento
quando tra le mie mani
restava
il NULLA.
Tu
sì tu
tu la Prima della villa
TU
la Prima a spezzarmi il cuore
l'ultima a spezzarmi il cuore
l'UNICA
ad avermi spezzato
il cuore
la prima
e l'ultima Piccola Venere. Tu
femmina
tu
donna
da te
veniamo
a te
torniamo
TU
DONNA