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28/09/2011
Le grandi Casate nobili, come i grandi Imperi, decadono. I loro splendori economici e d’altro tipo, i loro equilibri mentali, il loro status, le loro manifestazioni vitali, seguono un andamento a parabola. Così è stato per ogni Impero, per ogni Ideologia, per ogni fanatismo. E così è oggi, per noi occidentali e per la cosiddetta Era Moderna che gli storici fanno risalire alla scoperta delle Americhe, alla Riforma, al Cinquecento, alla nascita del Liberalismo, dei Nazionalismi, del Socialismo. Da molti decenni stanno crollando uno dietro l’altro i valori su cui hanno retto le società degli ultimi secoli, valori talvolta positivi e magari ancora teoricamente validi, talaltra atroci e che hanno spesso reso la vita un inferno. Crollano. Nascono, crescono, si espandono, dominano, si arrestano, invecchiano, si ammalano e crollano. Un mio avo, povero di mezzi ma ricco di virtù, si guadagnò combattendo per le Romagne un cospicuo numero di poderi, si ingraziò le alte gerarchie dello Stato Pontificio di quei tempi, divenne ricco e fu insignito del titolo nobiliare. La sua Famiglia raggiunse la massima espansione, ma poi, inesorabilmente, iniziò il declino. Il mio bisnonno si mangiò case e poderi in investimenti sbagliati e in… cavalli, o così almeno raccontavano a noi ultima generazione, da bambini. Poi, col passare degli anni, venni a sapere che si trattava di puledre, della migliore qualità, molto furbe e molto venali e soprattutto a due sole gambe (e che gambe!). Edgar Allan Poe, oppiomane e alcolizzato scrittore della prima metà dell’Ottocento, descrisse con toni gotici e ombre cupe la fine morale e fisica della famiglia degli Usher, narrando le allucinanti vicende degli ultimi due superstiti della Casa, malatissimi di nervi e più di là che di qua, e simboleggiava la caduta verticale della famiglia col crollo simultaneo del loro stesso palazzo: appunto, la caduta della Casa Usher.
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